Quelli in corso in Giappone sono i Mondiali di rugby più “tech”?

A tech revolution hits also the Rugby World Cup: let’s discover it.

Se vi trovate durante le sessioni d’allenamento di una delle venti Nazionali che stanno disputando il Mondiale di rugby in Giappone e sentite uno strano ronzio, provate ad alzare lo sguardo: sicuramente uno o più droni stanno gravitando sopra il campo di gioco. Da quell’altezza, infatti, si possono avere immagini molto più ampie e dettagliate: posizionamento sul campo, spazi tra i giocatori e studiare dinamiche di movimento. Tutto quello che le tradizionali telecamere non possono garantire da bordo campo. I video, inoltre, possono essere analizzati con focus su singoli giocatori per studiare tattiche personalizzate: l’Italia, per esempio, usa due droni da quasi 2.000 euro, controllati dagli analisti Simonluca Pistore e David Fonzi.

Il drone è solo una delle tante introduzioni tecnologiche che si affacciano a questa Coppa del Mondo di rugby asiatica che, per certi aspetti, possiamo etichettarla come la più “tech” della storia. Una delle novità è il Free Viewpoint Video di Canon, un sistema di riprese 3D in fase di sperimentazione, testato in sette partite del torneo, le più importanti. Il sistema installato dall’azienda giapponese consiste in una ventina di telecamere ad alta risoluzione disposte attorno ai campi da gioco. Queste telecamere effettueranno riprese simultanee che poi verranno elaborate da un processore e montate in un unico filmato tridimensionale.

Sempre in tema videoriprese, la NHK – Nippon Hōsō Kyōkai, il servizio pubblico radiotelevisivo giapponese – sta trasmettendo addirittura in 8K, una prima assoluta, mentre negli altri Paesi si può arrivare fino a massimo di qualità pari al 4K. Gli organizzatori hanno inoltre dichiarato che in 34 dei 48 match complessivi è utilizzata la realtà aumentata per mostrare in sovrimpressione le formazioni delle squadre, comparazioni tra i giocatori e statistiche varie. Buone prospettive anche per gli arbitri che possono usufruire delle riprese con tecnologia Hawk-Eye Smart Replay per rivedere situazioni incerte: per le semifinali e per la finale saranno impiegate ben 34 telecamere, coprendo così ogni possibile angolo del campo di gioco.

Del resto, per il Giappone – uno dei Paesi più tecnologici al mondo – il Mondiale è un evento sportivo che serve per testare la nazione nipponica in vista delle prossime Olimpiadi di Tokyo 2020. Il colosso automobilistico Toyota, per esempio, ha già annunciato che per quell’occasione il 90% di tutte le vetture utilizzate per i Giochi olimpici saranno elettriche o ibride per eliminare quasi del tutto le emissioni inquinanti.

Ma la tecnologia, in questo evento sportivo mondiale, è applicata a 360°: martedì 2 ottobre, Ardie Savea, terza linea della Nuova Zelanda, che nel recente passato ha avvertito un abbassamento della vista dall’occhio sinistro, ha giocato contro il Canada indossando le rugby goggles, occhiali protettivi prodotti dall’azienda italiana Raleri di Bologna e approvati dalla Federazione internazionale di rugby. È il primo rugbista a utilizzare una maschera protettiva durante la Coppa del Mondo e può essere uno straordinario testimonial globale per tutti i bambini con problemi alla vista che vogliono giocare a questo sport. L’Asics, società d’abbigliamento sportivo giapponese, ha invece realizzato per il Sudafrica delle specifiche uniformi di gioco, ognuna sottoposta a test di laboratorio, con modelli individuali seguendo le indicazioni di ciascun giocatore, per adattarli perfettamente, garantendo grazie a materiali elasticizzati la giusta mobilità e delle braccia.